Inail: scendono gli infortuni sul lavoro. Ma l’Umbria ne incassa subito un altro

Inail: scendono gli infortuni sul lavoro. Ma l’Umbria ne incassa subito un altro

Non si è fatto in tempo a metabolizzare i due diversi rapporti relativi agli infortuni nei posti di lavoro – quello annunale di Inail e quello dettagliato a livello regionale di Vega Engineering- che l’Umbria allunga subito il conto. Un operaio albanese di 61 anni si è schiantato al suolo dopo un volo di 6 metri dopo essere caduto dal tetto di un capannone che stava supervisionando. Il fatto è avvenuto lunedì pomeriggio a Pierantonio, frazione di Umbertide. L’uomo è stato trasportato in elisoccorso in condizioni disperate al Santa Maria della Misericordia di Perugia a causa dei numerosi traumi riportati e sarebbe gravissimo.

Eccola quindi l’Umbria, che aggiunge un’altra pallina al triste pallottoliere degli infortuni. Annche se in regione ci sono stati meno morti nei primi 7 mesi del 2024 (11 contro le 17 del 2023), non si può abbassare la guardia, visto che il numero di denunce di infortunio (6.292, +281 sul 2023) e di malattie professionali è aumentato ancora. Se poi si va al conto dei decessi, l’Umbria è da tempo in zona rossa, seconda regione in Italia per incidenza.

Con un totale di 13 decessi sul lavoro dal 1. gennaio al 31 agosto al 2024 (10 nel perugino e 3 nel ternano), la regione  è infatti seconda in Italia per l’indice di incidenza delle morti sul lavoro, un dato che tiene conto del rapporto tra lavoratori impiegati e vittime: in Umbria il dato fa segnare 36 morti ogni milione di lavoratori, molto di più della media nazionale di 21,5. Terni e Perugia occupano rispettivamente il 16. e il 17. posto nella classifica nazionale delle province per incidenza degli infortuni mortali.

La Filca, aveva lanciato – insieme agli altri sindacati – dall’attivo regionale unitario di Foligno, invitando a tenere alta la guardia. Ma il ripetersi di queste situazioni, anche dopo l’entrata in vigore lo scorso 1. ottobre della patente a punti, strumento per il quale la Filca è stata ed è in prima linea sin dal 2003, segnala che c’è ancora molto da fare. In Umbria il meccanismo coinvolge 12.000 imprese.

I dati dell’Inail: lieve flessione degli incidenti nel 2023

Di fronte a questo quadro, è difficile gioire per i dati del rapporto annuale Inail – si tratta ovviamente di un quadro nazionale – che pure segnalano una lieve flessione di infortuni e decessi sul lavoro.

Il rapporto dell’Inail segnala nel 2023 oltre 590.000 denunce, in calo del 16,1 percento rispetto alle circa 704.000 del 2022 (113.000 casi in meno) e dell`8,4 percento rispetto alle quasi 645.000 del 2019.

Gli infortuni con esito mortale denunciati alla data del 30 aprile 2024 e relative allo scorso anno sono 1.147,  ossia 121 in meno (-9,5 percento) rispetto ai 1.268 del 2022 e 95 in meno (-7,6 percento) rispetto ai 1.242 di cinque anni prima.

Secondo l’istituto a influenzare il calo degli infortuni in complesso nel 2023 è stata la pandemia, ancora molto presente nel 2022 in termini di contagi professionali denunciati. La riduzione reale, al netto dell`effetto Covid, si attesta infatti al -0,6 percento. Rispetto al 2019, anno che ha preceduto la pandemia, la riduzione, sempre al netto dei contagi, è di circa il 9 percento. Per i casi mortali, a differenza del biennio 2020-2021, l`emergenza sanitaria non ha avuto invece l`impatto rilevante osservato per le denunce in complesso.

In questo quadro l’edilizia e le costruzioni contribuiscono per il 13 percento: è il terzo settore di attività economica per incidenza dopo manifatturiero (25 percento) e sanità (14). Tutti questi settori sono in calo rispetto al 2022, ma come segnala il rapporto, è ancora l’edilizia a far segnare il più alto numero di decessi (176 nel 2023, uno in più del 2022). E stiamo parlando, come detto, soltanto dei casi denunciati. Ma soprattutto nel comparto edile, il numero di quelli mancati è anch’esso molto alto. “Su questo aspetto c’è molto da lavorare – dicono gli operatori sul territorio regionale nel nostro ciclo di interviste – perchè solo per un caso non sono diventati incidenti. Vuol dire comunque che c’è un problema sicurezza”.

La modalità degli infortuni: aumentano quelli “in itinere”

Sempre secondo i dati Inail, l`analisi per modalità di accadimento degli infortuni in complesso indica un aumento, rispetto al 2022, solo dei casi in itinere, occorsi cioè nel tragitto di andata e ritorno tra la casa e il luogo di lavoro, che sono passati da 95.078 a 98.716 (+3,8 percento). Sostenuta invece, a causa della pandemia, la riduzione degli infortuni avvenuti in occasione di lavoro, scesi da 608.505 a 491.499 (-19,2). Il 19,5 percento degli infortuni denunciati nel 2023 si sono verificati “fuori dall`azienda” (cioè “in occasione di lavoro con mezzo di trasporto” o “in itinere”), percentuale in linea col 2019 e superiore al valore medio del biennio 2020-2021 (circa il 16 percento) quando, nelle fasi più critiche dell`emergenza, i blocchi alla circolazione stradale e il massiccio ricorso al lavoro agile li hanno fatti contrarre sensibilmente.

Per i casi mortali si registra, rispetto al 2022, un calo sia delle denunce in itinere, passate da 341 a 265 (-76 casi), sia di quelle in occasione di lavoro, da 927 a 882 casi (-45). Il 40,5 percento dei decessi denunciati nel 2023 si sono verificati “fuori dall`azienda”. Particolarmente allarmante anche il dato che vede un terzo degli infortuni totali e uno su 12 mortali riguardare le donne. In generale, le denunce delle donne sono diminuite (80.000 in meno, pari al 27,6 percento e fra quelli mortali calo del 31,9 percento, da 135 a 92). Se si registra un calo generalizzato sul fronte di tutte le fasce di età, allarma invece l’aumento delle denunce fra gli Under 20 (+11,6 percento), a testimonianza che nell’alternanza scuola-lavoro ancora alcune cose non funzionano. Aumentano anche i decessi (+12) nella fascia 20-24 anni e (+15) fra gli over 65. Maggiore il numero di infortuni fra gli italiani (8 su 10).

La sicurezza non è un costo, bensì un investimento

“La sicurezza sul lavoro non è un costo – ha detto presentando il rapporto il presidente dell’Inps Fabrizio D’Ascenzo – ma costituisce un investimento per il futuro e un fattore di successo per le imprese in termini di competitività e produttività e si traduce in tutela della salute dei lavoratori e in benessere organizzativo. La sicurezza sul lavoro dipende davvero da tutti noi, nessuno escluso”.

D’Ascenzo sottolinea che “dobbiamo puntare verso un progresso sociale che, per essere degno di un Paese avanzato come il nostro, non può essere attraversato quotidianamente da tragedie legate alla mancanza di sicurezza sui posti di lavoro. La prevenzione, che dovrebbe essere una componente essenziale del mondo del lavoro, è ancora insufficiente e, dunque, è necessario agire sinergicamente affinché questa diventi valore fondante di una reale cultura della sicurezza”.

Meloni: bene patente a punti

Gli fa eco la presidente del Consiglio Giorgia Meloni: “La sicurezza sul lavoro non è un costo, ma un diritto di ogni lavoratore. Garantire questo diritto è una priorità permanente, che deve vedere tutti in prima fila. Più prevenzione, più controlli, pene più severe per chi non rispetta le regole. Questa è la strategia che il governo sta portando avanti”. E loda l’iniziativa della patente a punti, promossa dalla Filca Cisl: “Si tratta – ha spiegato – di una novità importante che non solo monitora ma anche incentiva il miglioramento delle condizioni di sicurezza nei cantieri, premiando le imprese virtuose e sanzionando quelle che non lo sono. Dobbiamo puntare alla promozione della cultura della sicurezza, purtroppo ancora non diffusa a sufficienza”. Meloni inoltre si dice “convinta che questo può essere uno strumento efficace portare il tema della sicurezza sul lavoro anche nelle scuole, per formare cittadini consapevoli dei diritti, dei doveri e delle tutele dei lavoratori”.

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