Settimana della Custodia al carcere con le detenute dei corsi Cesf: “Reinserimento dovere sociale”

Anche il carcere è uno spazio di vita, pur se in senso triste, per chi è costretto a restarci per un tempo più o meno lungo poiché deve scontare il suo debito con la legge.
Allora in questo senso, il fatto che anche le detenute della sezione femminile del carcere di Capanne abbiano preso parte alla Settimana della Custodia, l’iniziativa per il bene e la cura degli spazi pubblici attraverso il ripristino, la ritinteggiatura e la risistemazione voluta dall’imprenditore Brunello Cucinelli, ha un sapore particolare.
Protagoniste dell’intervento le detenute che hanno preso parte ai corsi professionali nel settore edile organizzati dal Cesf e dall’Ance: d’intesa con la direzione del carcere hanno optato per un intervento di forte valore sociale e simbolico, vale a dire la riqualificazione della Sala polivalente del reparto.
Il progetto, che unisce formazione, reinserimento e cittadinanza attiva,si inserisce perfettamente nello spirito della Settimana della Custodia: prendersi cura non solo dei luoghi della città, ma anche delle persone che la abitano e che ne fanno parte.
All’iniziativa erano presenti la sindaca Vittoria Ferdinandi, la direttrice del carcere di Capanne, l’assessore comunale ai lavori pubblici Andrea Stafisso, il presidente di Ance Perugia Giacomo Calzoni, la direttrice del Cesf Cristiana Bartolucci oltre ad Emanuele Petrini, in qualità di vicepresidente della stessa scuola edile e segretario generale di Filca Cisl Umbria.
Custodia: oltre la sorveglianza
Così Emanuele Petrini: “Custodire non è solo sorvegliare: deve essere cura, attenzione, rispetto della dignità umana. Per le donne detenute questo significa accesso reale alla formazione, al lavoro, all’assistenza sanitaria e psicologica. Significa potersi riappropriare della propria identità, anche attraverso progetti culturali, artigianali, sociali che coinvolgano l’esterno e spezzino l’isolamento. Per raggiungere questo obiettivo, serve un sistema penitenziario che metta al centro la dignità della persona: solo un carcere che sa prendersi cura può davvero rieducare.
La Settimana della Custodia è stata per noi della Filca Cisl un momento per riflettere su un tema cruciale e spesso trascurato: il reinserimento sociale e lavorativo delle donne detenute. Un impegno che tocca la nostra identità di sindacato che crede nel lavoro come strumento di riscatto e dignità, anche – e soprattutto – per chi ha vissuto un percorso di fragilità o errore.
Reinserimento: una responsabilità collettiva.
“La detenzione femminile – prosegue Petrini- non è solo una questione di pena da scontare, ma una sfida sociale e culturale. Le donne che escono dal carcere affrontano spesso un doppio stigma: quello della detenzione e quello della marginalità sociale, spesso aggravato da situazioni pregresse di violenza, povertà, dipendenze o esclusione. Reinserirle nella società non è un favore, ma un dovere collettivo.
Ed è qui che il sindacato, insieme alle istituzioni, al terzo settore e alle imprese, può e deve giocare un ruolo centrale”
Il lavoro come strumento di riscatto
“Come Filca-Cisl,- sottolinea ancora il segretario generale- crediamo che il lavoro sia il primo passo concreto verso la libertà vera. Per questo sosteniamo e promuoviamo progetti che avvicinino le donne detenute a percorsi di formazione professionale, anche nei settori tipici del nostro ambito come l’edilizia leggera, il restauro, il verde urbano, la logistica e l’artigianato. Il carcere può e deve diventare un luogo di trasformazione, non solo di pena. Ma perché questo accada, è essenziale creare un ponte solido tra “dentro” e “fuori”: e il lavoro è proprio quel ponte”.
Formazione, accompagnamento, diritti
Non basta offrire un lavoro qualsiasi: servono percorsi integrati di formazione, educazione alla legalità, orientamento e accompagnamento sociale. “Le donne- prosegue Petrini- devono essere messe nelle condizioni di: acquisire competenze spendibili sul mercato del lavoro; ricostruire la propria autonomia economica e abitativa; ricostruire relazioni sane, libere dalla violenza e dalla dipendenza; conoscere e esercitare i propri diritti, anche nel lavoro. Anche in questo, il sindacato può essere un alleato prezioso: non solo come tutore dei diritti, ma come promotore di progetti di inclusione sociale e lavorativa, in rete con altri soggetti del territorio”
L’impegno Filca per il reinserimento sociale
La Filca Cisl ribadisce che la reintegrazione delle donne detenute è una questione di giustizia sociale, non un tema da relegare alle politiche assistenziali. Costruire una società inclusiva significa non lasciare nessuno indietro, nemmeno chi ha sbagliato. Per questo, durante la Settimana della Custodia, abbiamo ribadito e rilanciato il nostro impegno per creare opportunità reali di lavoro e formazione per le donne detenute e in misura alternativa; promuovere reti territoriali tra sindacati, imprese, cooperative e istituzioni; essere una voce sindacale di giustizia, dignità e riscatto per tutte e tutti.
“Perché la vera custodia – conclude Petrini – non è solo quella che rinchiude, ma quella che accompagna, sostiene e fa rinascere. E solo un sindacato che sa ascoltare può cambiare le cose”