Sisma 1997, c’è ancora da fare: “Con Zes ridare attrattività a territori, ricostruzione non basta”

Nei giorni scorsi è stato l’anniversario del sisma che nel 1997 devastò un’ampia area dell’Umbria e delle Marche. Dopo 28 anni, la memoria delle 11 vite spezzate, dei 100 feriti e degli 80.000 sfollati è ancora vivo nella memoria così come l’immagine simbolo della volta della Basilica di San Francesco di Assisi che si sgretolava.
Come Filca Cisl Umbra, registriamo che a fronte di una ricostruzione in gran parte completata ci sono ancora molte persone che vivono nelle casette di legno. E anche laddove tutto è stato ricostruito persiste il problema di ridare vita a territori che l’hanno persa. Emblematico, come aveva raccontato il nostro referente Filca Cisl di Foligno Luca Grilli, il caso di Nocera Umbra: “Dopo il terremoto, ci sono molte case libere a fronte di poche richieste”, aveva detto nella nostra intervista. “Nocera, come altre aree, è lontana dai servizi: quindi si crea un problema di attrattività e di comodità”. Un problema non di poco conto visto che per esempio, molti lavoratori del settore edile che operano nella zona del folignate non riescono a trovare casa nel comune principale.
Il tema della rigenerazione urbana è stato affrontato più volte anche dal segretario generale Filca Cisl Umbria Emanuele Petrini anche in occasione del recente congresso nazionale di Salerno: “Anche per quanto riguarda le zone colpite dal sisma del 1997, vale quanto diciamo per le aree colpite dalle scosse più recenti: se non si interviene per rendere questi territori attrattivi per i giovani, il rischio è che diventi una ricostruzione per nessuno e non darà alcun beneficio al territorio. L’inserimento dell’Umbria nella Zes può essere una grande occasione anche per queste zone che potrebbero tornare ad offrire opportunità di crescita e sviluppo sia a chi sceglie di restare sia ad eventuali nuovi soggetti che possono affacciarsi sul territorio, per vivere, lavorare o fare impresa”.
La presidente della Regione Stefania Proietti ha ricordato quei giorni sottolineando come l’Umbria anche in quella occasione diede prova di forza e resilienza, rialzandosi dopo le scosse e “rinnovando il suo impegno nella prevenzione, nella cultura della sicurezza e nella valorizzazione dei borghi e dei monumenti recuperati”.
Filca Cisl Umbria non può che concordare sull’importanza di investire su sicurezza, prevenzione e valorizzazione del territorio. L’Umbria deve prendersi un impegno permanente affinchè queste situazioni non trovino mai più impreparate le nostre istituzioni. Impegno assoluto per la prevenzione significa utilizzare l’innovazione massima della tecnica, della ricerca, delle tecnologie ma anche operare nel rispetto dei contratti, delle normative salariali e delle norme di sicurezza: soltanto un cantiere che opera nella legalità può garantire una piena ricostruzione e quindi la ripartenza dei territori dopo le tragedie.
Ma la ricostruzione fisica deve procedere, come ricordato recentemente anche nella due giorni del Cesf a Norcia, di pari passo con quella sociale: in questo senso è fondamentale l’opera di raccordo che possono svolgere gli enti bilaterali per costruire un circuito virtuoso dal quale tutti possono trarre beneficio.