Rapporto Dia 2024: l’edilizia fra i settori di maggiore interesse per la criminalità in Umbria

Rapporto Dia 2024: l’edilizia fra i settori di maggiore interesse per la criminalità in Umbria

Ricostruzione post sisma, Pnrr e riciclo di materiali ferrosi. Sono questi i tre ambiti legati al mondo dell’edilizia e delle costruzioni nei quali è più forte il radicamento delle cosche criminali in Umbria. Lo dice l’ultimo rapporto della Dia, Direzione investigativa antimafia, presentato in Parlamento dal ministro dell’Interno Matteo Piantedosi, che fotografa un quadro molto più ampio ma con un focus proprio su questi comparti, dove la mafia ha già attecchito in maniera forte.

La Dia scrive in particolare che “le condizioni economiche e il tessuto produttivo dell’Umbria non suscitano l’interesse al radicamento da parte della malavita organizzata, ma pregresse attività d’indagine hanno acclarato l’esistenza di proiezioni di ‘ndrangheta e camorra, infiltrate nel tessuto imprenditoriale locale ed attente a cogliere eventuali opportunità economico-finanziarie con il fine di riciclare capitali illeciti”. Come dire insomma, che la malavita organizzata è qui da tempo, pronta a cogliere l’attimo nonostate un tessuto economico non favorevole.

Dal dossier Dia emerge infatti chiaramente come la posizione geografica dell’Umbria, regione senza sbocco al mare ma baricentrica nell’Italia peninsulare, unita alle caratteristiche del suo tessuto economico-produttivo, rendano il territorio “appetibile” per le mafie provenienti da altre regioni.

In particolare, il fiorente panorama di piccole e medie imprese locali potrebbe rappresentare un canale ideale per attività di riciclaggio e reinvestimento di capitali illeciti da parte dei clan

Il controllo da dietro le sbarre

Il dato più sconcertante, ma che in fondo non sorprende, è che le operazioni sono controllate direttamente dalle carceri di Spoleto e Terni, dove i boss sono reclusi, molti al 41bis, grazie all’insediamento in quei territori di interi nuclei familiari, di origine calabrese e campana.

Secondo la relazione, oltre alla compravendita di prodotti petroliferi, le organizzazioni criminali – particolarmente i Casalesi – stanno cercando di entrare nel business del riciclo illecito di rifiuti ferrosi, sfruttando le vulnerabilità di un mercato che garantisce elevati margini di guadagno e pochi controlli efficaci

Non meno preoccupanti risultano le infiltrazioni nelle gare d’appalto pubbliche, con particolare attenzione ai fondi per la ricostruzione post sisma del 2016 e a quelli destinati ai progetti del Pnrr. La Dia ha orientato la sua attività investigativa e preventiva proprio in queste aree ad alto rischio di condizionamento mafioso. Per questo fra l’altro sono stati firmati due protocolli d’intesa tra le Prefetture di Perugia e Terni, le rispettive province e la Procura di Perugia al fine di rafforzare la prevenzione e il contrasto della criminalità mafiosa mediante congiunte attività di monitoraggio e di analisi su possibili tentativi di infiltrazione della criminalità organizzata nell’economia legale. Filca Cisl Umbria aveva partecipato, su questo fronte alla firma di un altro protocollo con le associazoni datoriali, presso la sede di Ance Umbria.

Recentemente proprio la Prefettura di Terni aveva effettuato controlli antimafia in un cantiere, mentre un altro era stato messo sotto sequestro a Foligno.

Il traffico e lo smaltimento illegale di rifiuti ferrosi rappresentano poi da tempo uno dei business più redditizi per le ecomafie: gestire discariche abusive, movimentare rottami e materiali tossici senza controlli, significa ottenere profitti elevati abbattendo i costi di smaltimento legale. L’Umbria, con il suo tessuto industriale – basti pensare all’area di Terni e alle attività metallurgiche – può diventare terreno fertile per tali operazioni illecite.

In questo quadro, come sottolineava nei giorni scorsi anche il nuovo segretario della Filca Umbria Emanuele Petrini, diventa fondamentale dare corso alle recenti misure varate sul fronte della sicurezza, come la patente a crediti e la legge sulla partecipazione dei lavoratori alla vita delle imprese: sarà molto importante che il tavolo delle costruzioni avviato in Regione riparta da questi aspetti.

Gli altri comparti

Naturalmente non c’è solo l’edilizia, con il petrolio nel mirino della malavita. La Dia ha evidenziato come la mafia italiana abbia interessi ben radicati anche nei settori del commercio di autovetture e di abbigliamento, nonché nel servizio di bar e ristorazione, dove la prefettura di Perugia ha elevato tre misure interdittive. La mafia nigeriana è invece attiva nel traffico di droga (dove però operano anche diversi soggetti italiani legati alla ‘ndrangheta) e nello sfruttamento della prostituzione.

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