Pelle: “Istituzioni e parti sociali facciano rete per la sicurezza nei cantieri”

Pelle: “Istituzioni e parti sociali facciano rete per la sicurezza nei cantieri”

Una lunga scia di dolore e sangue: nei primi 6 mesi del 2024 si contano 469 vittime di infortuni sul lavoro – in generale, non solo nell’edilizia – ossia 100 in più del mese scorso e 19 in più rispetto allo stesso periodo dello scorso anno. Anche per questo, il segretario della Filca Cisl Enzo Pelle, lancia un appello per implementare la sicurezza: “Non è accettabile, che nonostante la tecnologia del nostro tempo – dice al TG 2000 siamo ancora a contare i morti sul lavoro. Non siamo ancora riusciti a debellarlo, soprattutto nei settori a rischio come l’edilizia. Istituzioni e parti sociali insieme, devono continuare a lavorare per migliorare le condizioni di sicurezza, investire nella formazione e nella tecnologia, per migliorare la vita di chi lavora”.

Sfruttare gli strumenti normativi

Attraverso le colonne del nostro sito nazionale poi, Pelle rilancia: “I gravissimi incidenti nei cantieri avvenuti negli ultimi anni, insieme al pressing dei sindacati e ad una maggiore attenzione dei mass media sul tema, ha indotto il Governo a varare nuovi provvedimenti sul fronte della sicurezza sul lavoro, come ad esempio il decreto legge 19/2024, poi convertito nella legge 56/2024. Si tratta di misure importanti ma che bisogna mettere a terra, per fare in modo che la qualità del lavoro sia davvero la priorità”.

“Quello che è accaduto con il superbonus 110% nel settore privato – spiega Pelle – è eloquente: oltre alla ripresa del settore, gli incentivi hanno determinato la nascita di una miriade di nuove imprese, gestite da persone non esperte del settore e molte delle quali chiuse con l’esaurirsi delle risorse. Gli incentivi, però, hanno anche provocato una corsa ai lavori con un aumento vertiginoso di infortuni e decessi nei cantieri. La Filca-Cisl, sin dall’annuncio delle misure in edilizia, aveva sottolineato la necessità di regolamentare meglio un dispositivo normativo che mirava sì a far ripartire l’economia, ma che conteneva anche numerose ombre”. I numeri impietosi sono quelli di un tasso di infortuni alle stelle, cui si aggiungono anche quelli non dichiarati.

Stop alla catena dei subappalti

Questione di salute e sicurezza, dice Pelle. Ma anche della serietà di un’azienda, che deve mettere in condizione i propri lavoratori di farlo al meglio, specie quando – come nell’edilizia – c’è una alta percentuale di straneri che spesso non parlano nemmeno bene l’italiano: “Il nostro sistema bilaterale edile – spiega Pelle – ci consegna il dato di oltre 267 mila lavoratori di nazionalità non italiana, ovvero il 37,73% del totale degli addetti nel settore. A questa statistica sfuggono però i lavoratori del sommerso, il cui valore economico rappresenta il 18 percento del totale e che conta la quasi totalità di lavoratori stranieri. Il decreto legge 19/2024 ha introdotto un inasprimento delle sanzioni sul lavoro irregolare, ma a nostro avviso è importante volgere l’attenzione verso quegli strumenti normativi che potenziano la cultura della qualificazione e dell’innovazione. La stessa legge, infatti, include la parificazione delle tutele previste per i lavori pubblici anche nell’ambito di contratti privati. Inoltre introduce lo strumento della Patente a crediti – sottolinea Pelle – una intuizione nata 21 anni fa in casa Filca e che entrerà in vigore il prossimo 1° ottobre. Ma riteniamo fondamentale agire anche sul fronte del subappalto: una catena di affidamenti troppo lunga è causa di una complessità di gestione del cantiere e genera confusione nell’assegnazione delle responsabilità. Questo non aiuta, come invece dovrebbe essere, le imprese e la qualificazione del lavoro. Non premia chi assume direttamente, chi fa formazione e chi investe nella crescita e nella tecnologia. È fondamentale inoltre rivedere il Codice degli Appalti. Solo così – conclude il segretario generale della Filca – possiamo costruire un mercato del lavoro sicuro e regolare, caratterizzato da una competizione d’impresa corretta e di qualità”.

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