Case umbre ancora troppo vecchie ed energivore: “Subito interventi di rigenerazione urbana”
La classe energetica G caratterizza il 37,5% del patrimonio immobiliare umbro, secondo i dati del Siape (Sistema informativo nazionale sugli attestati di prestazione energetica). Complessivamente, il 72,8% degli edifici in Umbria si colloca nelle fasce energetiche peggiori (E, F e G), con un miglioramento minimo rispetto al 77,4% registrato due anni fa. Sono 133.658 gli immobili totali inseriti nel database, di cui 118.980 residenziali, e la metà di questi (66.264) supera i 50 anni di età.
Il peso dell’età sul patrimonio edilizio
La fragilità energetica degli immobili umbri trova la sua origine principale nell’anzianità del costruito. La classe F rappresenta il 21,9% del totale, mentre la E raggiunge il 13,4%. All’opposto, le classi energetiche migliori rimangono confinate a percentuali marginali: la A4 interessa solo il 3,4% degli edifici, la A3 l’1,5%, la A2 il 2,2% e la A1 il 2,9%. I numeri fotografano una sfida ancora lunga per l’efficientamento del patrimonio regionale.
Un quadro ben noto anche alla Filca Umbria che si era già espressa in questo senso, relativamente cioè alla necessità di intervenire in fretta, soprattutto dopo il Superbonus, che in Umbria ha coinvolto 8700 edifici con investimenti ammessi a detrazione per quasi due miliardi di euro, particolarmente per isolamenti termici estensivi, sostituzione di serramenti, installazione di impianti ibridi, migliaia di impianti fotovoltaici e sistemi di accumulo energetico. A beneficiarne sono state soprattutto le abitazioni unifamiliari, dove oltre il 30% ha raggiunto la classe A4 dopo i lavori di riqualificazione.
C’è ancora molto da fare anche dopo la fine del Superbonus – sottolinea il il segretario generale Filca Cisl Umbria Emanuele Petrini– Per questo motivo promuoviamo da tempo na strategia di rilancio basata su investimenti strutturali che puntino alla rigenerazione urbana. Bisogna assolutamente incentivare interventi di ristrutturazione, rinnovo, demolizione e ricostruzione del patrimonio edilizio del territorio nazionale: la maggior parte degli edifici è stata costruita prima del 1974, quando ancora non erano in vigore i capitolati antisismici, e rappresenta circa il 70 percento del costruito nazionale. Bisogna quindi lavorare in questo senso: molti edifici vanno rinnovati, altri ristrutturati e altri demoliti e ricostruiti. E nella fase di “rigenerazione”, quasi tutti andranno anche efficientati da un punto di vista energetico. Questa è una grande occasione anche per il comparto umbro”
De Luca: modificare il testo unico
In questo solco si muove la legge delega del Governo (Testo Unico su edilizia e costruzioni), che ora dovrà passare al vaglio delle due Camere per diventare operativa.
Sul testo però il segretario generale nazionale Ottavio De Luca ha già suggerito interventi: “La revisione del Testo Unico e della normativa sulla Rigenerazione urbana deve rappresentare l’occasione, come chiesto più volte dalla Filca-Cisl, per favorire le azioni di riqualificazione delle aree urbane più fragili e complesse. Nei quartieri dove il bisogno è maggiore, infatti, gli interventi di rigenerazione risultano spesso impossibili: le condizioni sociali sono difficili, molte famiglie sono incapienti e non possono accedere alle agevolazioni. Non a caso, queste zone non hanno praticamente beneficiato del Superbonus. È arrivato il momento di dare centralità a queste ‘periferie sociali’”. Un tema che vale ancor più per l’Umbria, come spiega Petrini: “Ci sono zone che hanno bisogno di essere rilanciate, come le aree del cratere sisma e in generale molte aree interne dell’Umbria. Queste realtà vanno salvaguardate anche per favorire l’insediamento e lo sviluppo economico e contrastare la fuga, soprattutto dei giovani”