Asfalto ecosostenibile dalle scorie di Ast, la sfida del progetto “End of waste”
Il progetto è stato avviato come sperimentazione a Ferentillo su un segmento di 300 metri della strada statale 209 Valnerina, ma l’ambizione è di quelle importanti: se l’operazione funziona, potrebbe essere davvero un percorso nuovo per un asfalto sostenibile, dando anche un senso al recupero delle scorie di Ast che tanto sta facendo discutere a Terni per le gravi ripercussioni che stanno riscontrando gli abitanti del quartiere dove lo stabilimento è insito.
Il progetto si chiama End of Waste e consiste nella creazione di un cosiddetto “filler”, un tipo di asfalto prodotto con scarti delle lavorazioni siderurgiche, appunto residuo di lavorazione delle acciaierie Ast di Terni. La sperimentazione di Anas è stata avviata con il sostegno della Regione Umbria e il supporto tecnico-scientifico del Centro Sperimentale Stradale Anas di Cesano, sotto la supervisione dell’Arpa Umbria L’intervento sulla SS209 è stato realizzato dalla Pavi Srl, impresa esecutrice del progetto, con materiale fornito da Tapojarvi Italia Srl: si tratta del secondo tentativo simile dopo quello effettuato nel 2021 che utilizzava sabbie provenienti dalla termovalorizzazione dei rifiuti urbani, graniglie dalla lavorazione dell’acciaio e plastiche riciclate.
Il protocollo d’intesa e le nuove sfide
La recente firma di un protocollo d’intesa fra Arpa e la multinazionale finlandese Tapojärvi Oj, che in Ast ha l’appalto per il recupero delle scorie guarda molto lontano, cioè molto oltre il tratto di strada campionato. Ovvero determinare la corretta gestione ambientale del materiale secondo la normativa vigente: ciò avverrà attribuendo al materiale recuperato un codice Eer (Elenco Europeo dei Rifiuti), permettendo ad Anas di gestirlo correttamente.
I test ambientali in corso serviranno per determinare se questo asfalto ecologico possa essere commercializzato. Secondo Francesco Longhi, direttore del dipartimento Umbria sud di Arpa, la fase di fresatura e test di cessione consentirà di appurare se il materiale può essere classificato come end of waste e impiegato in modo sicuro e conforme alle normative ambientali. “Stiamo utilizzando un materiale recuperato che altrimenti sarebbe stato smaltito in discarica per produrre conglomerato bituminoso. Le analisi di laboratorio saranno determinanti per verificare la compatibilità ambientale dell’asfalto, consentendo il pieno inserimento del filler da scorie nel ciclo produttivo”, spiega.
Massimo Perari, commissario straordinario di Arpa sottolinea a sua volta come il progetto sia fondamentale “perché si muove nell’ambito dell’economia del riciclo. I rifiuti non devono essere considerati solo come tali, ma bisogna valorizzare il potenziale di recupero che offrono. In questo caso le scorie della lavorazione dell’acciaio potranno essere recuperate e riutilizzate per la costruzione di fondi stradali”. Al centro ovviamente l’economia circolare, chiave della sostenibilità.
Se le verifiche attuali confermeranno la compatibilità ambientale, sarà possibile avviare la produzione su larga scala di aggregati derivati dalle scorie, offrendo una soluzione sostenibile per la pavimentazione stradale.