Cambiare la Bossi-Fini in senso inclusivo per migliorare anche il lavoro edile: le proposte
di Giuliano Bicchieraro
La legge Bossi-Fini, introdotta nel 2002, ha come obiettivo principale il controllo e la gestione dei flussi migratori in Italia, regolamentando l’ingresso e la permanenza dei cittadini extracomunitari. Tuttavia, questo provvedimento ha avuto effetti significativi e, spesso, penalizzanti per numerosi settori produttivi, in particolare quello edile, dove la manodopera immigrata rappresenta una componente fondamentale.
Criticità principali per il settore edile
Tuttavia, si possono riscontrare alcune evidenti criticità della legge in relazione alla categoria dei lavoratori edili. Eccole nel dettaglio:
- Rigidità nei permessi di soggiorno legati al contratto di lavoro La Bossi-Fini prevede che il permesso di soggiorno sia strettamente collegato a un contratto di lavoro. Nel settore edile, tuttavia, il lavoro è spesso precario o legato alla durata del cantiere, il che rende difficile per molti lavoratori mantenere la continuità occupazionale necessaria per il rinnovo del permesso. La precarietà del lavoro edile, unita alla complessità burocratica della legge, lascia molti lavoratori stranieri in una condizione di incertezza o, peggio, a volte di irregolarità.
- Incremento della precarizzazione: L’instabilità che la Bossi-Fini introduce tra i lavoratori migranti rischia di aumentare la precarietà, in un settore dove i contratti a tempo determinato e il lavoro per uno specifico cantiere, sono già la norma. La legge contribuisce a generare un mercato del lavoro edile dove i diritti dei lavoratori immigrati sono spesso ignorati, alimentando situazioni di sfruttamento e lavoro sommerso.
- Ostacolo all’integrazione: Il modello della Bossi-Fini impone una visione esclusivamente utilitaristica della forza lavoro straniera, legando la permanenza in Italia alla presenza di un impiego formale. Questo approccio non considera il diritto all’integrazione sociale e culturale, particolarmente importante per i lavoratori edili che, vivendo spesso lontani dai centri urbani, hanno meno possibilità di accedere a servizi di formazione e assistenza sociale.
- Effetti sulla sicurezza del lavoro: La condizione di precarietà e la mancanza di tutele contribuiscono anche a una scarsa attenzione per la sicurezza sul lavoro. I lavoratori edili migranti, per timore di perdere il lavoro e di conseguenza il permesso di soggiorno, sono spesso meno inclini a denunciare condizioni di lavoro pericolose. Questo aumenta il rischio di incidenti e infortuni sul lavoro, già alti nel settore.
- Contributo essenziale dei lavoratori migranti: Nonostante le difficoltà, i lavoratori stranieri costituiscono una parte cruciale della manodopera nel settore edile, colmando il gap di competenze e di forza lavoro non coperto dai lavoratori italiani. La Bossi-Fini, anziché valorizzare questo contributo, introduce barriere che disincentivano l’ingresso e la permanenza di forza lavoro qualificata.
Come migliorare la condizione dei lavoratori edili immigrati
Dunque, quali possono essere le soluzioni adeguate ier migliorare la situazione dei lavoratori edili in relazione alla legge Bossi-Fini. Ecco alcune richieste specifiche:
- Svincolare il permesso di soggiorno dal contratto di lavoro: Proporre una riforma che permetta ai lavoratori migranti di mantenere il permesso di soggiorno anche in assenza temporanea di lavoro, soprattutto in settori caratterizzati da alta mobilità e discontinuità lavorativa come l’edilizia, già vi è la possibilità di avere un permesso per “attesa occupazione” va reso organico al settore in quanto presenta dei limiti in ordine alla durata.
- Semplificare le procedure di rinnovo del permesso: ridurre la complessità burocratica legata al rinnovo dei permessi, permettendo ai lavoratori edili migranti di accedere a procedure snelle e rapide, in modo da evitare che situazioni di irregolarità derivino da ritardi amministrativi. In alcune questure l’attesa per il rinnovo è spesso superiore alla validità media di un permesso con restituzione del titolo di soggiorno, spesso già scaduto. Questo comporta problemi di carattere sanitario e assistenziale. Interruzione dell’erogazione dell’assegno unico e in alcuni casi del servizio sanitario.
- Maggior controllo contro lo sfruttamento ed il lavoro nero: intensificare i controlli sui cantieri per garantire il rispetto delle normative lavorative e di sicurezza, con particolare attenzione alla situazione dei lavoratori migranti che sono spesso più vulnerabili allo sfruttamento.
- Promuovere programmi di formazione e integrazione: Investire in percorsi di formazione e integrazione che facilitino l’apprendimento della lingua italiana e delle competenze professionali specifiche per il settore edile, migliorando così le possibilità di carriera e la stabilità occupazionale dei lavoratori migranti.
- Tutele per la sicurezza sul lavoro: Garantire che tutti i lavoratori, indipendentemente dalla nazionalità o dallo status migratorio, abbiano accesso a condizioni di lavoro sicure. Rendere obbligatorie ispezioni regolari e creare linee di supporto specifiche per i lavoratori migranti che segnalano condizioni di pericolo.
Cambiare la Bossi-Fini per un salto di qualità
È fondamentale riconoscere il valore e il contributo della forza lavoro migrante nel settore edile, non solo come risorsa economica ma anche come componente importante della società. Una revisione della legge Bossi-Fini in senso più inclusivo e meno restrittivo potrebbe non solo migliorare la qualità della vita di migliaia di lavoratori, ma anche potenziare l’intero settore edile, rendendolo più stabile e sicuro per tutti. Come sindacato, ci impegniamo a sostenere e promuovere queste rivendicazioni per garantire dignità, sicurezza e diritti a tutti i lavoratori.